Da una gara per progettazione e realizzazione vinta nasce l’occasione per testare la qualità delle soluzioni proposte, estendendole ad un ambito ben più impegnativo di quello per il quale erano state immaginate. Si è partiti da un profilo progettuale che richiedeva cura per le caratteristiche spaziali ed una attenzione speciale al contenimento dei costi di gestione attraverso l’uso di tecniche e tecnologie volte al risparmio energetico. Le mutate esigenze della direzione sanitaria del complesso ospedaliero hanno elevato il livello della sfida chiedendo di estendere l’intervento in maniera da realizzare un reparto di terapia intensiva neonatale. Nell’ambito dei temi di progettazione di ambienti sanitari, si tratta probabilmente del più delicato e sensibile, investendo fattori non esclusivamente tecnici e richiedendo un approccio che coordini specialismi e teorie spesso confliggenti con modelli di uso di uno spazio consimile: un particolarissimo “abitare” anche rispetto all’usuale modo di abitare gli spazi di un nosocomio. ![]() Si è innanzitutto organizzato lo spazio secondo le esigenze e le norme di settore, con l’enorme difficoltà di conciliare i limiti fisici delle aree a disposizione con i requisiti prestazionali obbligatori e le necessità di operatori, medici e piccoli pazienti.
![]() La struttura degli anni settanta-ottanta in cui si è operato ha notevoli limiti in termini di flessibilità, soprattutto per l’inveterata e ancor ‘oggi non scomparsa abitudine progettuale di considerare la dotazione impiantistica, assolutamente primaria in ambito ospedaliero, un sistema da inserire o sovrapporre al costruito. ![]() Ultimo ostacolo, brillantemente superato grazie anche alla flessibilità del concept di progetto, è stata l’introduzione, in corso di realizzazione, dei terminali sospesi di trattamento medico. Acquistati dalla fondazione ospedaliera in un secondo momento, a lavori già iniziati, le cosiddette “travi testaletto” sono state inserite negli ambienti con notevole sforzo progettuale dovuto soprattutto alle importanti dimensioni delle strutture di supporto ed ancoraggio al solaio superiore, che hanno costretto ad una rivisitazione dei circuiti di distribuzione dell’aria primaria. ![]() Il lavoro svolto, comunque, è partito proprio dalla concezione di un sistema fortemente integrato, in cui l’involucro modella uno spazio che consenta ai sistemi di gestione e distribuzione delle differenti energie (gli impianti, in pratica) di funzionare al meglio, il tutto volto nella direzione dell’ottenimento di uno spazio confortevole: per chi lavora, per chi è in cura e per chi attende che la cura abbia i sui frutti sui propri affetti. Si è lavorato con sistemi a secco per le partizioni, con pitturazioni, rivestimenti e controsoffitti antibatterici, colorati e decorati in maniera da dare grazia allo spazio. ![]() Le vetrature obsolete ed inefficienti sono state sostituite con sistemi a controllo solare in maniera da accrescere la funzionalità dei sistemi di climatizzazione. In merito a quest’ultima, si è esteso alla terapia intensiva il sistema proposto anche al centro risvegli per la grande qualità intrinseca, dovuta al mutato approccio concettuale al sistema che ha investito la fonte ed i terminali. L’unità di trattamento aria proposta dalla stazione appaltante è stata sostituita da unità autonome package ad alta efficienza con recupero di calore termodinamico e filtrazione elettrostatica, così come le obsolete unità terminali a ventilconvezione, con la loro rumorosità e con i flussi d’aria difficilmente gestibili e mal direzionabili sono stati soppiantati da travi fredde, sistemi a bassa entalpia ed elevata efficienza energetica con flussi d’aria laminali (soft cooling). ![]() I risparmi di gestione sono tangibili: si va dal -50% delle UTA al -25% delle travi fredde, solo in termini di consumi energetici, mentre i vantaggi manutentivi sono anche superiori e dovuti sostanzialmente al concetto di sistemi semi-passivi ed a recupero, con meno componenti usurabili. Gli impianti elettrici sono stati investiti da una riconsiderazione volta soprattutto all’efficientamento dei terminali, con l’uso di LED o di tubi ad alta efficienza nelle aree in cui la luce asettica dei LED non soddisfa i requisiti funzionali. Questo, in unione con la dimmerazione ed il controllo automatico degli spegnimenti negli ambienti accessori e dei livelli di illuminazione in funzione degli apporti gratuiti della luce solare, ha portato ad un incremento della durata utile dei componenti anche a fronte di una sensibile riduzione dei consumi energetici di oltre il 40%, considerando condizioni d’uso normali. |
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